“Prima c’era la Gigia, ora c’è Penny - Mezzo secolo di viaggi d’ogni tipo... e anche altri racconti”; Giorgio Càeran – ‘Youcanprint’ – marzo 2025 – 576 pagine – formato cm 17 x 24 con le alette larghe 9 cm. È il mio 7° e ultimo libro (“ultimo” nel vero senso della parola, perché poi non ne farò altri), ed è il mio migliore in assoluto. Insomma, è quello cui ci tengo di più e che addirittura sceglierei come mio unico, a discapito di tutti gli altri che ho pubblicato. Per dare la giusta idea, lo considero come se avessi fatto solo questo libro e nessun altro. &&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&& &&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&

lunedì 24 marzo 2025

Chiudo in bellezza,

con la mia opera magna

Avrei voluto far nascere l’ultimo mio libro con l’avvallo di uno Sponsor, perché si sa che quasi nessuno voglia avere a che fare con libri troppo voluminosi; pertanto diventa determinante la figura dello Sponsor. Si dice che le cose belle richiedono tempo, ed è vero: non si pensi che uno Sponsor lo si trovi facilmente, ma ci vuole pazienza e determinazione. Mi sono poi detto: E se l’attesa per un ipotetico Sponsor possa alla fine bloccare tutto, magari fino al compimento dei miei ottant’anni... visto che a maggio ne farò 73? Eh, già; considerata la situazione intuisco che stavolta le cose belle vanno fatte quando si accende una lampadina. Infatti, così è stato: il 19 ottobre 2024, al Portello di Milano, ho trascorso quasi tre ore con Stefano Trentin, un vespista-motociclista che ha voluto incontrarmi (e comprare un mio libro). È stato piacevolissimo discutere con lui attorno al tavolo di un bar e a un certo punto lui mi ha posto una domanda: Se tu dovessi scegliere quale sia tra i tuoi libri quello che ci terresti di più e che addirittura sceglieresti come unico, a discapito di tutti gli altri da te pubblicati, che diresti? Insomma, con quale tuo libro vorresti essere ricordato?

Gli ho risposto che non ho dubbi: è “Prima c’era la Gigia, ora c’è Penny – Mezzo secolo di viaggi d’ogni tipo... e anche altri racconti”, il mio ultimo lavoro che, però, non è ancora sbocciato. A causa delle 576 pagine, e di conseguenza ai suoi costi alti, sarebbe indispensabile trovare uno Sponsor che prenoti 65 copie. Allora Stefano mi ha dettoSe ci tieni tantissimo a questo libro, perché lo consideri il migliore in assoluto che tu abbia fatto, sarebbe un peccato non vederlo nascere e quindi, che fare? Al diavolo tutto quanto e ti fai stampare 4 o 5 copie per te (a spese tue) ma con una cosa importantissima proiettata al futuro. Il libro sarà depositato da ‘Youcanprint’, perciò in qualsiasi momento – pure a distanza di anni – si può comprare rivolgendosi direttamente lì (so che loro stampano perfino una sola copia, a richiesta); oppure si fa tramite qualsiasi Store. In ogni modo uno Sponsor potrebbe eventualmente subentrare anche dopo, poiché una cosa non esclude l’altra. L’importante, però, è che questo libro sia fatto conoscere, se ne parli, altrimenti è tutto inutile. Comunque sappi che se lo pubblicherai mi prenoto già una copia, che mi spedirai con tanto di dedica… così se tu dovessi morire io potrò vantarmi di avere il tuo miglior libro pubblicato. Per me sarebbe un grande onore, e non preoccuparti per il prezzo… qualunque sia te lo meriti. Si spendono soldi in cavolate e perché non si dovrebbe fare per un libro super?

C’è di che riflettere, ma non è che Stefano stia aspettando la mia dipartita? Con tutto ciò la sua idea l’ho valutata e poi con molta calma l’ho fatta mia perché voglio che questo sia l’unico mio libro collegato con me, il mio più bel regalo che possa fare, e che veda la luce adesso senza aspettare, forse invano, che il vento gonfi la vela della fortuna sotto forma di Sponsor. Per questa mia pubblicazione d’addio nel campo editoriale me la sono presa comoda prima di sciogliere ogni dubbio, valutando i pro e i contro: una questione tutt’altro che semplice, con il timore forte di sbagliare o di pentirmi. Alla fine ascolto il suggerimento di Stefano e gioco il dado della fortuna: l’ho pubblicato, ma con poche copie iniziali… poi si vedrà. La mia cagnolina Penny potrebbe diventare il mio quadrifoglio portafortuna. A ogni buon conto chi volesse acquistare il libro può rivolgersi a ‘Youcanprint’, e si consideri che le porte sono sempre aperte per qualche eventuale ‘Sponsor’ che intenda subentrare (ringraziandolo). Riguardo invece a quella manciata di copie che prendo non posso venderle scontate, ma al prezzo di copertina… proprio perché la tiratura che chiedo è bassissima, e quindi al momento io non riesco a usufruire di sconti utili.

Dei miei libri ce ne sono due cui tengo tantissimo, mettendo in secondo piano gli altri cinque: parlo di “Papà, andiamo a Santiago? – Padre e figlia sul Cammino Portoghese” – per la sua bellissima impaginazione, con le 160 pagine interne del tutto colorate, fatta da mia moglie Marika – e di quest’ultimo del febbraio 2025 (perché raggruppa tutto quanto, e inoltre è sia scritto sia impaginato meglio degli altri).

Ed eccomi con il logo sulla copertina: perché? Intendiamoci, in questa riedizione non ci sarebbe motivo giacché finora non c’è uno Sponsor. Avevo proposto a Ilario Lavarra – che dal 16 settembre 2017 sta facendo il giro del mondo su una Vespa – di volerlo sostenere, dandogli gli incassi delle vendite di questo libro fino al raggiungimento di 1.000 euro. Lui mi ha ringraziato facendomi però notare che in questo periodo fa un’enorme fatica a stare dietro a tutto. Perciò non riuscirà a promuovere il libro e quindi non se la sente di assumersi degli impegni, seppur gratificanti. A questo punto subentrano due grandi vespisti-viaggiatori: l’amico Edi Fadelli (del Vespa Club Pordenone) e Denis Ciani (del Vespa Club Gemona), proponendomi di fare la promozione del libro – senza esserne Sponsor – con il loro Cavalieri in Vespa di cui ho fissato il logo sulla prima di copertina. Ecco perché, sebbene non ce ne fosse bisogno, metto il loro logo... almeno fino a quando troverò uno Sponsor.

Tuttavia sia chiaro che qualora ci fosse la possibilità di coinvolgere uno Sponsor – nonostante la pubblicazione già avvenuta –, il suo logo sostituirà quello attuale che c’è in copertina e la 2ª pagina sarà tutta sua. Ne consegue che ci sarà una certa prenotazione di copie, proprio da parte dello Sponsor e con tanto di logo appropriato.

La pubblicazione della mia fatica conclusiva ho voluto farla innanzi tutto per me stesso, per gratificarmi, per la mia pignoleria, indipendentemente da quali saranno gli eventuali sviluppi delle vendite: in concreto, è quella che mi soddisfa di più in assoluto. Mi piace chiudere con il mio lavoro più bello che abbia mai fatto, superando perfino la 2ª edizione del 6° libro (mi riferisco a quello del dicembre 2023 che, per intenderci, ha 568 pagine ed è già più bello di quello con 564 pagine del giugno 2023), il che la dice lunga. Ho rivisto l’intero testo, limandolo e correggendolo dove fosse necessario, e ho pure aggiustato qualche intervento grafico. Ci ho lavorato tanto – caratterialmente sono incontentabile e voglio sempre il massimo da me stesso – e il risultato, lasciatemelo dire, stavolta è diventato fantastico: ora è il mio fiore all’occhiello e me la godo, abbiate pazienza ma… quanno ce vo’ ce vo’.

 

Sinossi del libro

In “Prima c’era la Gigia, ora c’è Penny – Mezzo secolo di viaggi d’ogni tipo... e anche altri racconti” c’è quasi mezzo secolo di viaggi, per lo più fatti prima che ci fosse internet. Si parla dei viaggi compiuti su una vecchia Vespa 200 Rally alla volta sia di Capo Nord (1976) sia dell’India. Quest’ultima avventura, in sella alla solita e acciaccata Gigia, è durata 334 giorni verso Turchia, Iran, Afghanistan, Pakistan, India e Nepal: 23.084 chilometri, dal 21 agosto 1977 al 20 luglio 1978. Si narra anche di autostop fatti nel deserto del Sahara su vari veicoli compreso un camion strapieno fino all’inverosimile, di viaggi faticosissimi su deteriorati tassì-brousse e su sovraffollati treni nell’Africa subsahariana, di navigazione dei fiumi dell’Amazzonia su malridotti battelli, autostop in Patagonia e nella Terra del Fuoco, esperienze nel profondo Cile, viaggi sulle Ande boliviane e peruviane, visita alla miniera di Potosì, disavventure in Madagascar, strane vicissitudini nelle Filippine, il Cammino Portoghese fatto assieme alla figlia adolescente, il ritorno in Portogallo ma stavolta con la moglie, l’autostop nel 1979 verso la Sicilia, l’incontro con il figlio di Roberto Patrignani, curiosità varie come il ritrovarsi dopo tre decenni con alcuni personaggi.

Oltre a questi racconti, sono pure incluse informazioni e consigli pratici da ritenersi preziosi per un giovane che voglia avventurarsi ovunque nel pianeta, senza appoggiarsi a una struttura organizzativa. Alcuni sono viaggi spartani e all’avventura, ma un’avventura semplice e più a misura d’uomo dove non è necessario trasformarsi nel Rambo della situazione. Giorgio di viaggi ne ha fatti parecchi, nei modi più impensabili, è passato dalla Vespa allo zaino (in entrambi i casi con il sacco a pelo appresso), alle scarpe da trekking, per poi trovarsi con il trainare un trolley. Di certo oggi, rispetto ad anni fa, ha un impegno che prima non aveva: la cagnolina Penny. Dei sette libri di Càeran questo è il migliore, è il più completo e più curato rispetto a ogni altra sua pubblicazione. Per tappe è arrivato alla meta, ossia pubblicare ciò che più lo rappresenti; un viaggio introspettivo in cui sono raccontate le varie diversità della maniera di muoversi. Non farà altri libri sui viaggi perché è la sua opera omnia, essendo un armonioso intreccio dei lavori precedenti e con le innumerevoli modifiche certosine che lo arricchiscono. Inoltre, c’è perfino un racconto filosofico per adolescenti. Più di così non ne sarebbe capace: è il suo addio.

 

Scheda tecnica

Titolo:  “Prima c’era la Gigia, ora c’è Penny – Mezzo secolo di viaggi d’ogni tipo... e anche altri racconti”.

Autore: Giorgio Càeran.

Pubblicazione: verso la metà di aprile 2025.

* 576 pagine, con cucitura a filo di refe (pesa 1.150 grammi).

Formato: cm 17 x 24 – copertina da 300 gr con alette larghe 9 cm.

Battitura del testo e impaginazione grafica: Giorgio Càeran.

Copertina: Marika Moreschi e Giorgio Càeran.

Prefazioni di Riccardo Costagliola (Presidente Fondazione Piaggio e quindi del Museo Piaggio) e di Luca Gianotti (guida di viaggi a piedi e tra i fondatori della Compagnia dei Cammini).

Prezzo di copertina: 35 euro.

ISBN ‘Youcanprint’: 979-12-22796-51-2

mercoledì 21 agosto 2024

CERCO UNO SPONSOR

Una proposta editoriale per ‘Associazioni’, ‘Vespa-Moto Club’, ecc…

Prima di tutto spendo qualche parola sulla riedizione del mio 6° libro pubblicato: “Mezzo secolo rincorrendo il mondo - Nei viaggi la Vespa fu il primo amore… poi venne il resto”, del dicembre 2023. La riedizione di fine anno è migliorata rispetto al lavoro svolto all’inizio dell’estate, diventando un buon lavoro. Tutto bene quindi… e adesso? Ora vorrei alzare l’asticella di un altro centimetro e poi nulla più, davvero. Questo Blog è collegato al precedente, che ha il titolo omonimo dell’ultimo mio libro: https://caeran-libro-da552pagine.blogspot.com/ . Voglio rassicurare che sono soddisfatto della 2ª edizione – pubblicata nel dicembre 2023 – del mio 6° libro (non posso invece dire altrettanto di quella pubblicata nel giugno 2023), però questa idea che fra poco vi espongo è una chicca… è la ciliegina mancante che mi piacerebbe porre come sigillo finale alla mia esperienza nel campo grafico-editoriale.

Devo per forza cambiare il titolo proprio per identificarlo subito e senza confonderlo con le precedenti pubblicazioni: in pratica è come se fosse una 3ª EDIZIONE dell’ultimo lavoro, ma sarebbe un caos mantenere il medesimo titolo. No, non si può continuare ad aggiungere edizioni su edizioni (per di più diverse tra loro, addirittura nel numero di pagine) perché alla fin fine non si capirebbe qual è la differenza tra una pubblicazione e l’altra. A questo punto preferisco cambiare titolo, seppur mantengo il contenuto ma con le dovute modifiche e gli aggiornamenti necessari. Sia chiaro che il libro da farsi sarà quasi uguale a quello del dicembre 2023 (che ha 568 pagine). Ne approfitto per fare qualche variazione senza però snaturare il lavoro già fatto, rendendolo ancora più bello. Insomma, degli interventi chirurgici ben appropriati. Per vedere l’impaginazione dovreste far scorrere a mo’ di rullo il Blog verso il basso. E ora rispondo a una domanda che mi è stata posta: perché ci terrei a farlo? Per sentirmi più gratificato e… per poter inserire degli aggiornamenti che reputo assai interessanti. Riconosco che questa nuova esperienza editoriale non sia facile da realizzare, tuttavia l’idea sarebbe di riuscire a coinvolgere uno Sponsor che fosse disposto a prenotarsi delle copie con le procedure che adesso spiego. In che cosa consiste?

Beh, dandomi 1.700 euro si avranno 100 copie del libro È meglio che vada sulle vie del mondo - Dalla Vespa allo zaino, dal sacco a pelo al trolley” (pubblicato a luglio e a settembre del 2020; formato cm 15 x 21, 540 pagine, prezzo di copertina 19 euro) e, inoltre, saranno date 15 copie della 1ª edizione di Mezzo secolo rincorrendo il mondo - Nei viaggi la Vespa fu il primo amore… poi venne il resto” (pubblicata nel luglio 2022; formato cm 17 x 24, 552 pagine, prezzo di copertina 25 euro) 18 copie della sua 2ª edizione (pubblicata nel giugno 2023; formato cm 17 x 24, 564 pagine, prezzo di copertina 34 euro).Ma la cosa più importante è che si avranno – soprattutto – anche 65 NUOVE COPIE quasi uguali alla 2ª edizione dicembrina di quest’ultimo mio libro (ossia quello pubblicato nel dicembre 2023; formato cm 17 x 24, 568 pagine, prezzo di copertina 34 euro), ma con 576 pagine, come ho già detto. Il nuovo titolo sarà “Prima c’era la Gigia, ora c’è Penny - Mezzo secolo di viaggi d’ogni tipo... e anche altri racconti”. È la prima volta che sia nel titolo sia nel sottotitolo di un mio libro non appaia il sostantivo femminile Vespa, tranne in quello sul Cammino di Santiago ma lì non fa testo (per ovvie ragioni).A chi aderirà a questa proposta, sarà loro disponibile l’intera 2ª pagina del nuovo libro (ovviamente in b/n) a proprio piacimento. E, cosa non secondaria, sarà stampato il proprio logo (a colori) sulla 1ª di copertina. Le copie saranno stampate esclusivamente per l’occasione, mantenendo la stessa struttura impaginata del libro di riferimento, ma con le poche modifiche riguardanti lo Sponsor. Insomma, in questo caso non si ricicla ma si stampa apposta come se fosse una 3ª EDIZIONE. Aggiungo che, volendo, queste 65 copie possono essere inviate direttamente da Youcanprint all’indirizzo dato, senza alcun costo aggiuntivo per la spedizione. Riguardo invece alle 100 copie dell’altro libro, alle 15 della 1ª edizione e alle 18 della 2ª edizione di “Mezzo secolo rincorrendo il mondo”, si tenga conto che le ho io, tutte a Milano, pertanto ci sarà da trovare una soluzione come spedirle… oppure può arrivare qualcuno a prenderle.

Per ultimo, ma non meno importante, si sappia che la modifica per l’inserimento dello Sponsor rimarrà definitiva anche dopo questa operazione, ossia in futuro chiunque acquisti il libro direttamente da Youcanprint, o tramite qualsiasi store, lo riceverà del tutto uguale a come quello ordinato dallo Sponsor… che ne beneficerà di un’ulteriore pubblicità. Riguardo alla ricerca di uno Sponsor ricordo che anche la 1ª edizione di “Mezzo secolo rincorrendo il mondo – Nei viaggi la Vespa fu il primo amore... poi venne il resto” non sarebbe nata senza un doppio contributo: dapprima da parte di 36 persone, che avevano fatto delle prenotazioni alla cieca (senza vedere in anteprima neanche una bozza). Pertanto ringrazio di nuovo loro per essersi dimostrate sin da subito attente e fiduciose nei miei confronti, pagando in anticipo e rendendo quindi più semplice l’intervento da parte di un editore. Pubblicare un libro di 552 pagine (allora erano così, poi sono aumentate nella 2ª edizione) non è uno scherzo e una piccola Casa Editrice si trova in grosse difficoltà sui costi, con il timore – assai concreto – di non recuperare le spese sostenute. Ecco perché sono preziosi dei pre-acquirenti che prenotino delle copie. Li ho ricambiati con uno sconto del 20% sul prezzo di copertina: è stato un favore riservato a loro, e se lo sono meritato. A dire il vero non è che fosse stato stabilito a priori quale sconto fare, perché si ignorava quale sarebbe poi stato il prezzo di copertina; si era stabilita una cifra da richiedere indipendentemente da quella che sarebbe stata poi ufficializzata e, una volta conosciuto l’importo da fissare, casualmente si era constatato che corrispondeva preciso al 20% di sconto: perfetto. Oggi però sarebbe inopportuno, quasi una mancanza di rispetto, puntare su una nuova lista di pre-acquirenti: lo si fa una volta sola e le repliche diventano antipatiche. Ma, al di là di questa generosa partecipazione, la scossa decisiva era venuta dall’Associazione Sociale Culturale Strade da Moto (https://www.stradedamoto.it/), che aveva prenotato 70 copie senza le quali sarebbe sfumato tutto. Così facendo ci si era assicurati la copertura delle spese, evitando rischiosi capitomboli economici tutt’altro che rari nel campo editoriale. La mia riconoscenza verso Mario Giachino – presidente dell’Associazione Sociale Culturale Strade da Moto – è assai forte e ne sarò sempre grato. Lo è anche per il vice presidente Pietro Stefani, che ha aderito all’iniziativa.

E il mio guadagno? È ben difficile che io faccia le cose per avere un tornaconto economico: in primis metto l’entusiasmo e la riconoscenza (quando c’è); ma la rendita non la considero anche perché quando mai ci ho guadagnato qualcosa con i miei libri? Non mi è capitato, neppure una volta, ed è già una vittoria se pareggiassi i conti senza essere in perdita. Nonostante ciò non mi pento mai di realizzare le cose cui ci tengo tantissimo: d’altronde i soldi vanno e vengono e preferisco spenderli così, tenendo attiva la testa, anziché farlo oziando al bar… soprattutto adesso che essendo un over 70 me lo posso permettere. Pertanto, seppure sono in perdita la pubblicazione del dicembre scorso la rifarei di nuovo e vado oltre: aggiungo, infatti, che quest’ultimo lavoro qui citato nel Blog (che sotto certi punti di vista potrebbe essere catalogato come il mio 7° libro) desidererei che diventi – mi si permetta la baldanza – il mio lascito quasi culturale. Sono da ricovero? Boh.

Adesso rispondo a una domanda che mi è stata fatta da più persone, ossia perché un Lettore dovrebbe essere ispirato a comprare questo libro pronto per andare in stampa? Questo è il mio migliore tra quelli pubblicati, il più bello, essendo un armonioso groviglio di tutti gli altri miei lavori e con le innumerevoli modifiche certosine che lo arricchiscono. Grazie all’esperienza acquisita questo è il più completo e il più curato… di parecchio rispetto a prima. Non farò altri libri sui viaggi perché questa è la mia opera omnia; è il massimo che io possa fare, più di così non ne sarei capace. Insomma, raggruppa mezzo secolo della mia vita ed è perciò quello più rappresentativo, il mio ultimo che parli di viaggi, di conseguenza non ho potuto evitare di mettere tanta legna sul fuoco perché non ha senso ridurlo. Ho sempre amato i viaggi, sin da quando ero giovane, deciso a licenziarmi quando il datore di lavoro non mi concedeva dei mesi di permesso non retribuito. Io, però, volevo andare in India con la Vespa (e starmene via senza date da rispettare), attraversare il Sahara con ogni mezzo, navigare il rio Ucayali su una rudimentale imbarcazione (mangiando cibi cotti con l’acqua del fiume), andare nella Patagonia e nella Terra del Fuoco (in autostop), salire sulle Ande, conoscere l’Africa. Non posso dimenticare anche i viaggi faticosissimi nell’Africa subsahariana, sia su deteriorati tassì-brousse (tassì collettivi) sia su sovraffollati treni; o che in Madagascar ho rischiato di annegare per cause assurde. Ovunque ho ricevuto calorosa ospitalità e aiuti da parte dei nativi, ho familiarizzato con una moltitudine di persone... alcune delle quali sono poi venute a trovarmi in Italia. Per vivere appieno queste esperienze non avevo alternative che dire addio ai miei posti di lavoro, oppure ottenere permessi non retribuiti (ma in questo caso solo in un paio di occasioni è stato possibile farlo, perché di norma non è mai concesso). Sono stato un viaggiatore di un’epoca lontana, volevo girare il mondo senza sentirmi intrappolato del calendario... e perciò che dovevo fare? Senza tentennamenti mi licenziavo e tentavo la sorte, nella speranza di trovare un altro posto di lavoro al mio ritorno (cosa non affatto scontata sulla buona riuscita, lo dico perché mi era capitato). Poi è ovvio che creando una famiglia non potevo più interpretare ancora quella vita sognatrice che amavo; sono arrivato a dei compromessi ma certi richiami, seppure assopiti, ci sono sempre. Per fare il figo potrei dire, come fanno certuni, che è stata l’avventura a scegliermi, ma la cosa mi fa ridere. È un concetto fiacco trattare l’avventura come se fosse una persona: lei non può avermi preso per mano, ma semmai è stata la mia volontà ad avvicinarsi a lei (e non era per nulla scritto nelle stelle).

Oltre ai viaggi (quello vespistico in India e il Cammino di Santiago compresi) faccio pure delle analisi, che io penso possano essere una miniera d’informazioni accompagnati, mi auspico, da una buona lettura. Alla domanda fattami potrei rispondere in maniera sbrigativa con il dire che questo libro non parla solo di viaggi, ma anche di altro: infatti, c’è un capitolo finale in cui c’è perfino un racconto filosofico per adolescenti, che potrebbe incuriosire. Non solo, oltre ai racconti di esperienze di viaggi, che sono pur sempre il piatto forte, in queste pagine ho voluto rimarcare una mia filosofia di vita che va al di là del girare fisicamente il mondo, bensì vuole essere pure un mio viaggio introspettivo.

* Chiunque fosse interessato a fare da Sponsor per questo libro, può chiedermi il PDF (ovviamente in bassissima risoluzione) dell’intero impaginato, copertina compresa.

* Il link di questo Blog è: https://Giorgio-Caeran-mezzo-secolo-di-viaggi.blogspot.com/

Un’altra intervista

Ringrazio di nuovo Daniele Del Moro, per questa lunga e colorita intervista, l’ennesima che mi ha fatto. Ormai tra noi si è instaurato un ottimo feeling, come se si sapesse già che cosa ci si aspetti l’un l’altro. È stata pubblicata mercoledì 19 giugno 2024 sul sito Due Ruote in viaggio. Ecco il link, su cui cliccare:

https://www.dueruoteinviaggio.it/giorgio-caeran-vespista-leggendario-e-viaggiatore-oltre-gli-schemi/

 Per chi intenda pubblicare un libro

Mi capita di leggere in anteprima dei racconti di viaggi, scritti da dei vespisti che a quanto pare hanno una buona considerazione di me e vogliono dei consigli: mi auspico di non averli delusi. Ebbene, nel leggere i vari resoconti noto delle sviste o altre cose un po’ stravaganti e allora mi permetto di proporre dei suggerimenti (che, mi sembra, siano ben accetti). Ecco, a un certo punto una parte di questi consigli li ho raccolti e ho pensato che potessero essere utili anche a qualcun altro che si appresti a scrivere i propri racconti di viaggio. In sostanza do dei consigli per chi è un novizio nello scrivere: a lui potrà servire. Premetto, però, che io non sia la persona più indicata per queste cose, tuttavia un po’ di esperienza nel campo penso – forse – di averne e potrebbe tornare utile almeno per le cose basilari senza pretendere di diventare delle leggende letterarie, ma purtroppo noto sempre più spesso che i primi rudimenti elementari siano del tutto ignorati. Io so di non sapere, so che devo ancora imparare per scrivere meglio e che l’apprendimento non dovrebbe mai essere interrotto: un errore, invece, che è troppo diffuso… ahimè. Ci sono tantissimi scrittori assai più esperti di me e, qualora si annoiassero in questa lettura, lascino perdere senza però dimenticare che magari anche alcuni di loro all’inizio fossero degli sprovveduti (io di sicuro). Sarei stato contentissimo di aver avuto queste dritte quando ero giovane: ne avrei fatto tesoro. Sia chiaro che io non ho alcuna intenzione di fare l’analizzatore di testi, ci mancherebbe altro considerando la gran fatica (e la pazienza) che comporta: non ho tempo, perciò non è il caso d’inviarmeli ancora… abbiate pietà. Detto ciò me la sbrigo con il fornire delle semplici “regolette” dettate soprattutto dal buon senso, ma poi ciascuno decida se farne uso o no.

Innanzi tutto mi si passi una pignoleria: per chi non lo sapesse i libri si dividono in sedicesimi, ottavi, dodicesimi, diciottesimi, ventiquattresimi o trentaduesimi, a seconda sia del programma che si ha sia dal numero di pagine e, soprattutto, se ci si serve della stampa offset o del sistema digitale. Tuttavia i più utilizzati sono quelli in ottavi e in sedicesimi. In sostanza, qualora si dovesse fare un aumento magari di cinque pagine si è poi costretti ad aggiungerle altre tre per arrivare a otto, per poi dislocare anche altrove, oppure si possono lasciarle bianche nella parte finale. Nel libro che tratto in questo Blog, c’è però un altro calcolo da fare con un numero di pagine divisibile per 4: in ogni modo 576 pagine (come è questo libro) risulta essere il numero perfetto, essendo divisibile per qualsiasi impostazione. Si consideri, inoltre, che Youcanprint stampa di volta in volta qualsiasi numero di copie richieste, anche se fosse una sola. Già che ci sono do una dritta per chi intenda impaginare un libro: il primo rigo in alto dev’essere sempre intero e mai spezzato, tranne nelle date e nei dialoghi, oltre che nei titoli dei paragrafi. A livello grafico è sconsigliabile, anche, fare righe di appena due lettere: non è elegante. È probabile che nell’impaginazione il testo si modifichi e si faccia scorrere a seconda delle esigenze grafiche: niente, quindi, è definitivo… ma può essere mutevole. E, per ultimo, si tenga conto che i capitoli iniziano sulle pagine dispari.Mi è sembrato doveroso dare una spiegazione tecnica che male non fa. Ciò che segue l’ho preso dal capitolo finale – quello sui saluti – del mio 7° libro, qui citato (“Prima c’era la Gigia, ora c’è Penny – Mezzo secolo di viaggi d’ogni tipo... e anche altri racconti”). È ovvio che sul libro, per ragioni di spazio, abbia dovuto fare alcuni tagli. In pratica do dei consigli per chi è alle prime armi nello scrivere un racconto, magari dei propri viaggi: vi saranno utili.Per decenza negli scritti eviterei certi avverbi, soprattutto quelli formati aggiungendo il suffisso mente, perché non mi sono simpatici essendo troppo lunghi e pesanti. Il più delle volte – dove è lecito – preferisco ammorbidire i discorsi facendone a meno e sostituendoli. Per esempio nuovamente diventa “di nuovo”; e se è possibile evito i vari “sinceramente”, “ovviamente”, “decisamente”, “precedentemente”, “improvvisamente”, “probabilmente”, “attentamente”, “stupidamente”, “onestamente”, “certamente”, “sicuramente”, “prevalentemente”, “accuratamente”, “velocemente”, “francamente”, “leggermente”, e così via… alleggerendo le frasi. Di certo non vanno eliminati tutti, ma ridurli senz’altro... valutandoli in maniera accurata.Si stia attenti anche all’uso di “letteralmente”, perché significa alla lettera. Ossia se si scrive ‘sono letteralmente a pezzi’, il significato è che il proprio corpo è davvero spezzettato. Io eviterei di usare questo avverbio, perché si rischia di diventare letteralmente sprovveduti.

Un pensiero particolare va all’abuso dell’avverbio assolutamente, che di per sé ha un significato neutro, perché è un semplice rafforzativo. Eppure, sempre più spesso, a semplici domande sento rispondere “assolutamente” senza la combinazione con le particelle affermative e negative: ma che significa? Da solo è zoppo e non vuol dire niente. Considerando che tale avverbio in solitaria non ha valore né positivo né negativo, si evitino le ambiguità e si risponda almeno “assolutamente sì” o “assolutamente no”. Se poi si evitasse del tutto l’uso di assolutamente, beh tanto meglio perché è superfluo… pertanto se ne può fare a meno.

In una frase non vanno messi due o più avverbi con il suffisso mente, perché il discorso perderebbe di brillantezza. Intendiamoci, non si tratta di errori mettere più avverbi simili assieme, ma di buon gusto e in uno scritto (soprattutto in un libro) l’eleganza ha il suo peso.

Come non mi piace scrivere “Verso sera raggiungo la città”. Io preferisco semmai dire “Verso sera giungo nella città”, perché raggiungere lo metto solo verso qualcosa di mobile, che si muova e si possa quindi… raggiungere. Ma usare questo termine verso qualcosa che è immobile, secondo me non ha senso. Io non raggiungo una città, ma pervengo, ci arrivo, giungo… nella città. Invece raggiungo a passi veloci l’amico che mi aspetta. E riguardo ai veicoli, faccio un distinguo: se è parcheggiato (quindi immobile) non lo raggiungo… ma semmai giungo al posteggio, poi, salito a bordo, posso raggiungere il veicolo di chi mi precede (quindi una cosa mobile).

Un consiglio: tutti i numeri, ad esclusione solo degli anni (ed eventualmente delle cilindrate dei veicoli), quando superano le tre cifre hanno bisogno di un puntino. Per esempio: un milione si scrive 1.000.000 e non 1000000… perché prima di tutto è errato e poi si fa confusione. Le migliaia devono apparire subito, a prima vista e senza dover calcolare la quantità di cifre. Sulla questione poi se sia giusto mettere il puntino o la virgola io opto per il puntino per le migliaia e la virgola per le centinaia. Io scrivo 3.334,52 anziché 3,334.52 come invece è spesso usato dapprima con la diffusione delle calcolatrici e poi da internet (che hanno sbagliato, ma ormai hanno dato via all’errore). Però io mi ricordo queste regole quando andavo a scuola e le ritengo ancora valide a prescindere dalle calcolatrici e da internet: al di là del così fan tutti, penso che sia meglio essere un po’ più anticonformisti soprattutto quando l’errore è palese.

Un’altra cosa in riferimento ai numeri: se si scrive ‘ci vorranno circa 1.000 chilometri per arrivare in quella città’, io in questo caso non metterei la cifra bensì scriverei mille chilometri. Se, però, si dovesse scrivere ‘oggi ho percorso 552 chilometri’, ebbene qui è meglio scriverlo in cifre e non in forma di testo (ossia non scriverei ‘ho percorso cinquecentocinquantadue chilometri’). In parole povere, quando la cifra è precisa – come sulle distanze – va messa in forma numerale, quando invece è approssimativa va in forma letteraria. Se si è a ‘circa mille metri di altitudine’, è diverso che dire ‘sono a 934 metri sul mare’. Io ho sempre adottato questa linea, che mi sembra la più corretta e meno caotica di tutte. Anche se, per essere precisi, in un racconto le cifre andrebbero riportate in forma letteraria lasciando le cifre solo in determinate tabelle o analisi. Sì, però… l’eccesso di precisione stanca.

Mi soffermo ora su un’abitudine troppo diffusa: accostare il punto esclamativo a quello interrogativo. È un orrore, perché questa accoppiata non si fa: o l’uno o l’altro. E che dire dei vari punti esclamativi assieme? Altro orrore, perché il punto esclamativo viaggia da solo e non vuole nessuno a fianco. Basta un solo punto esclamativo e non bisogna abusarne, ma va usato con parsimonia. Enzo Biagi, per esempio, ne faceva volentieri a meno… e se lui si comportava così, voi pensate di scrivere meglio?

I puntini messi per smussare le frasi devono sempre essere tre, né uno di più né uno di meno… salvo che si voglia fare dell’ironia, seppure non saprei come si giustifichi. Su do, stostafaqui e qua l’accento non va; su  e su  l’accento ci sta, su me e su te l’accento non c’è e non lo vuol su ma lo vuol giù e lo vogliono pure piùNon si dice ‘a gratis’, ma semplicemente gratis (essendo un avverbio che ci arriva direttamente dal latino). Si scrive qual è e non qual’è. E la bevanda si scrive , non thè o altre cose simili.

Mi piace ricordare un vecchio detto in cui dice che l’ignoranza è un apostrofo tra le parole un e apostrofo. La grammatica dice che davanti all’articolo indeterminativo “un” ci vuole l’apostrofo se la parola che segue è femminile. Mentre non lo richiede se è maschile. E con il sostantivo amante che è sia maschile che femminile, l’apostrofo è facoltativo? Ci vuole se ci si riferisce a una amante femmina, non ci vuole se ci si riferisce a un amante maschio. Se invece ci si riferisce a un amante indeterminato non ci vuole (perché in italiano la forma indeterminata è maschile… lo so che ad alcune persone questa cosa crea forti malumori e dissensi, ma per ora è così in seguito si vedrà).

‘Se fossi’‘se avessi’ e ‘se potessi’ dovrebbero far fuori i ‘se sarei’‘se avrei’ e ‘se potrei’Una cosa da evitare è scrivere gli orari come se fosse un display dell’orologio. Scrivere 23:00 va bene semmai per un’analisi tecnica e informale, ma è bruttissimo da vedere in un libro. Io scriverei solo 23, oppure ‘le undici di sera’… ma eviterei la nota informatica e fredda. Come eviterei, anche, di scrivere l’orario sempre in stile display: io non metterei 00:40 ma, semmai, 0,40. A che serve il doppio zero e anche i due punti? Oltre all’ora digitale, l’identico concetto è valido per le date: perché, per esempio, si scrive “giovedì 06 ottobre”? È brutto scritto così, e ritengo che sia meglio togliere anche lì lo “0” iniziale essendo inutile. Insomma un libro – soprattutto un racconto – deve trasmettere calore non freddezza, pertanto si evitino certi automatismi computerizzati. Intendiamoci, non è affatto un errore riportare i numeri in stile display, ma è solo una questione di stile e, mi si passi l’insistenza, in un libro lo stile è assai importante; o no?

E che dire di po’, che spesso – ahimè – vedo scritto erroneamente in Sul termine taxi io preferisco scriverlo in italiano: tassì, ma ognuno si comporti come vuole. Stesso discorso per tanti altri termini stranieri, quando c’è l’equivalente in italiano. Tuttavia, ormai ci sono alcuni termini che fanno parte dell’uso comune e quindi sono accettati ovunque, tipo: hotelgaragecomputer, eccetera… Non si dice ‘piuttosto che’, bensì oppure o anziché (a seconda del caso). Nei plurali dei sostantivi femminili terminanti con le sillabe cia o gia non accentate, si conserva la ‘i’ quando la ‘c’ e la ‘g’ sono precedute da vocale e si elimina la ‘i’ quando ‘c’ e ‘g’ sono precedute da consonante.

Chi, al di là degli “sms”, d’abitudine scrive x al posto di per, xke e non perché, ke invece di che, quali problemi ha? Come utilizza il tempo risparmiato eliminando alcune sillabe? È chiaro che nessuno lo fa in un libro, è ovvio, ma pur scrivendo così altrove che senso ha? Sui telefonini una giustificazione c’è, ma negli altri casi? Non capisco.

Riguardo alle virgolette dove ci sono i corsivi: un editore mi disse che o si scrive il corsivo, oppure le virgolette… e le due cose assieme non vanno d’accordo. Si può fare quello che si vuole, beninteso, ma si sappia che questa è una regoletta editoriale.

Prima di chiudere cito un errore che capita spesso a chiunque quando si è distratti, ed è capitato pure a me. Quando si dice “sono andato nei pressi dell’edificio Tal dei Tali”, pensando che fosse l’equivalente del dire “sono andato all’interno dell’edifico” è sbagliato perché, in realtà, s’intende vicinonei dintorniall’incirca, non nel. Ecco, basterebbe rifletterci un attimo prima di scrivere presso ail cui significato letterario è: “luogo non lontano da quello in cui si parla o a cui ci si riferisce”. Non lontano, quindi, ma non lì.

Infine mi si lasci menzionare l’abuso di quell’obbrobrio chiamato ‘H24’: mi è proprio antipatico scriverlo così, soprattutto in un libro; come lo è altrettanto in ogni occasione dire ‘a 360 gradi’ (preferisco ‘a tutto tondo’) o ‘senza se senza ma’ (che non significa niente). Sono un po’ palloso, vero?

Complimenti, ce l’avete fatta a leggere tutto… e so che non è per niente facile sopportarmi: meritate un encomio.  

In gamba


Biografia

Era domenica 18 maggio del 1952, poco prima di mezzogiorno di un anno bisestile, quando venni al mondo a Cermenate (in provincia di Como, circa trenta chilometri da Milano). I miei genitori mi hanno affibbiato il nome Giorgio Caeran e me lo tengo, anche se poi io ci ho aggiunto l’accento tonico sulla prima vocale per distinguermi dalle origini paterne (venete) a quelle dove sono cresciuto. Una curiosità: anche mia figlia è nata di domenica in un anno bisestile e del resto lì ci sbatto spesso, sposandomi pure in un anno bisesto ma con una chicca in più… ossia facendolo in un giovedì 16 luglio. Avrei voluto sfidare la sorte sposandomi il giorno dopo, ma sarebbe stato osare troppo anche per uno non superstizioso come me. A ogni buon conto, dal 1980 non vivo più nel mio paese nativo ma a Milano, dove sono anche diventato padre.

Ho pubblicato sei libri: “La via delle Indie in Vespa” (1983, 224 pagine – Edizioni Càeran, con la prefazione di Armando Boscolo che all’epoca era Direttore della rivista ‘Motociclismo’); “Giramondo libero - In viaggio con la Vespa o con lo zaino” (2006, 384 pagine – Giorgio Nada Editore, con la prefazione di Sergio Stocchi); “È meglio che vada sulle vie del mondo - Dalla Vespa allo zaino, dal sacco a pelo al trolley” (2020, 540 pagine – Aletheia Editore); “Una Vespa, uno zaino, un sacco a pelo, un viaggio” (2020, 280 pagine – Libreria Editrice Urso); “Papà, andiamo a Santiago? - Padre e figlia sul Cammino Portoghese” (2021, 160 pagine tutte a colori – Libreria Editrice Urso, con la prefazione di Luca Gianotti, guida di viaggi a piedi e tra i fondatori della Compagnia dei Cammini); “Mezzo secolo rincorrendo il mondo - Nei viaggi la Vespa fu il primo amore… poi venne il resto” (2022, 552 pagine – Libreria Editrice Urso, con le prefazioni di Riccardo Costagliola, Presidente Fondazione Piaggio e quindi del Museo Piaggio, e ancora di Luca Gianotti); e la 2ª edizione  di “Mezzo secolo rincorrendo il mondo - Nei viaggi la Vespa fu il primo amore… poi venne il resto” (2023, 568 pagine – Youcanprint).

Sia Giramondo libero - In viaggio con la Vespa o con lo zaino sia Una Vespa, uno zaino, un sacco a pelo, un viaggio sia anche Mezzo secolo rincorrendo il mondo - Nei viaggi la Vespa fu il primo amore… poi venne il resto li ho impaginati io, con la differenza che per il primo ho fatto tutto tranne la copertina… mentre per il secondo e il terzo pure quella. Anche se per la copertina dell’ultimo è stato determinante l’aiuto di mia moglie Marika (ex grafica editoriale).

Riguardo invece a Papà, andiamo a Santiago? - Padre e figlia sul Cammino Portoghese, l’impaginazione la fece mia moglie nel 2014, solo che all’inizio del 2021 l’ho ritoccata io poiché è stato cambiato il formato, passando da cm 14 x 21 a 15 x 21. C’è da aggiungere che nel 2014 si fece un inutile e-book di questo libro, mentre a marzo 2021 è diventato finalmente cartaceo.

E adesso? Beh, con i libri ho chiuso: non ne pubblicherò altri, o meglio… avrei a cuore di farne un’altra riedizione del mio ultimo libro che grosso modo sarà uguale al precedente pubblicato nel dicembre 2023, ma con 576 pagine (8 in più dell’altro) e che mi costringerà a modificare il titolo in “Prima c’era la Gigia, ora c’è Penny - Mezzo secolo di viaggi d’ogni tipo... e anche altri racconti”. Per farlo, però, in questo caso è fondamentale trovare uno Sponsor.

 

E ora una riflessione

Si è giovani finché si è capaci d’imparare, dice un vecchio detto che io ho preso alla lettera perché amo imparare… tuttora. Non penso di dire una cacchiata quando sostengo che oggi io scriva meglio (e non di poco) rispetto ad anni fa. Sono dell’idea che la mente vada sempre tenuta in allenamento, ed è un grosso errore smettere di farlo dopo il percorso scolastico perché altrimenti si rischia che poi affiori qualche nuova lacuna che magari prima era sconosciuta. La mente è come il corpo umano: entrambe le cose se non sono stimolate s’impigriscono e perdono di efficienza. Mi sorge un dubbio, riflettendo su un pensiero di Bertrand Russell quando dice che una delle caratteristiche sgradevoli del nostro tempo è che chi si sente sicuro di sé è stupido, e chi ha immaginazione e comprensione è pieno di dubbi e indecisione.

Sono sempre troppo in anticipo o troppo in ritardo; il risultato non cambia. Ma mi si permetta di dire che vado avanti per la mia strada, con ostinazione e con fierezza. Non seguo le mode, nemmeno nella scrittura o nello star dietro al mondo vespistico; non ho mai avuto né vestiti firmati né macchine nuove, so vivere senza grosse pretese e mi annoia ripetere le stesse cose all’infinito. Non mi sono mai tinto i capelli o fatto ricorso alla chirurgia estetica, invecchio tra i miei sorrisi e le mie tristezze. Vivo della mia storia. Leggo, scrivo, rifletto e imparo (quando ci riesco). Sto tra le mie àncore, poche. E a volte mi sembra tutto; sul lungomare, sul lungofiume, o su sentieri di montagna e di campagna.

Forse, con il senno del poi, certe mie scelte esistenziali avrebbero potuto essere diverse, ma l’importante è riconoscersi nel proprio vissuto. E non smettere mai di cercare perché nella vita bisogna cercare qualcosa, l’importante è non trovarla (non ricordo chi l’abbia detto, ma condivido in toto). A volte la vita ha delle similitudini con il viaggio e, su questo punto di congiunzione, ritengo che alla fin fine la strada è ciò che più conta e non occorre preoccuparsi di dove si stia andando: non è neppure determinante arrivare alla meta prefissata. Stando sulla stessa lunghezza d’onda di Robert Maynard Pirsig, anch’io penso che raggiungere certi traguardi soltanto per dimostrare la propria bravura è una vittoria misera che porta poi a essere condannati nell’aderire per sempre a una falsa immagine di sé stessi, ossessionati dal timore che qualcuno lo scopra. Nel fare certi viaggi rocamboleschi non si deve dimostrare niente a nessuno, ma vanno affrontati innanzi tutto per appagare (e placare) le proprie esigenze interiori. È con questo spirito che mi sono mosso sulle vie del mondo: per dirla alla Nanni Moretti, ho girato, visto gente, conosciuto e fatto cose. Anche cose che mi auguro dureranno nel tempo, oltre lo spazio dei miei anni. Eppure, non mi va di vivere di ricordi perché a me interessa il presente, più del passato che ben conosco. Passo, almeno in parte, il testimone. Un giorno dovremo per forza lasciare ciò che ci è stato dato, ciò che abbiamo trovato e ciò che abbiamo creato, ma dobbiamo dapprima lasciarlo andare. Sono disinteressato all’attaccamento delle cose, al senso del possesso: sono fatto così e non mi pongo il quesito se ciò sia un bene o un male perché non m’importa. Come non m’importa collezionare scooter antichi (e ingombranti) solo per tenerli in bella mostra, seppur non funzionano. Io voglio motocicli vivi, da poter ancora usare, mentre per quelli morti è meglio che vada a vederli altrove.

Chiudo in bellezza, con la mia opera magna Avrei voluto far nascere l’ultimo mio libro con l’avvallo di uno  Sponsor , perché   si sa che q...