“Prima c’era la Gigia, ora c’è Penny - Mezzo secolo di viaggi d’ogni tipo... e anche altri racconti”; Giorgio Càeran – ‘Youcanprint’ – 2024 o 2025 (?) – 576 pagine – formato cm 17 x 24 con le alette larghe 9 cm. &&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&& &&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&

mercoledì 21 agosto 2024

CERCO UNO SPONSOR

Una proposta editoriale per eventuali ‘ASSOCIAZIONI’, ‘CIRCOLI RICREATIVI’, ‘GRUPPI ESCURSIONISTICI’, ‘VESPA-MOTO CLUB’, ‘ENTI TURISTICI’, ‘PUNTI DI RISTORO’ o del ‘TEMPO LIBERO’, ‘LIBRERIE’, ‘COOPERATIVE’,  oppure per ‘SEMPLICI APPASSIONATI’.

 

  Prima di tutto spendo qualche parola sulla riedizione del mio 6° libro pubblicato: “Mezzo secolo rincorrendo il mondo - Nei viaggi la Vespa fu il primo amore… poi venne il resto”, dello scorso dicembre. Come a volte capita nel mondo editoriale, dopo la prima sfornata (del giugno 2023) ci ho lavorato ancora tanto – caratterialmente sono incontentabile e voglio sempre il massimo da me stesso – e il risultato, lasciatemelo dire, è diventato fantastico: me la godo, abbiate pazienza ma… quanno ce vo’ ce vo’. La riedizione di fine anno è migliorata notevolmente rispetto al lavoro svolto all’inizio dell’estate, diventando il mio lavoro editoriale uscito più ben fatto in assoluto: ora è il mio fiore all’occhiello. Tutto bene quindi… e adesso? Adesso vorrei alzare l’asticella di un altro centimetro… e poi basta davvero, in maniera definitiva.

Questo Blog è collegato al precedente, che ha il titolo omonimo dell’ultimo mio libro: https://caeran-libro-da552pagine.blogspot.com/ . Voglio rassicurare che sono soddisfatto della 2ª edizione – pubblicata nel dicembre 2023 – dell’ultimo mio libro (non posso invece dire altrettanto di quella pubblicata nel giugno 2023), però questa idea che fra poco vi espongo è una chicca… è la ciliegina mancante. Nel senso che non mi deve stravolgere la vita per realizzarla, non devo sobbarcarmi nessun altro costo, seppur misero, e neppure una goccia di sudore extra. È un qualcosa in più che mi piacerebbe porre come sigillo finale alla mia esperienza nel campo grafico-editoriale, che però andrà in porto soltanto se sarà coinvolto uno Sponsor altrimenti non se ne farà niente e non sarò per nulla invogliato neanche in futuro di buttarmi in altri progetti legati all’editoria. Del resto non ne ho più voglia di sbattermi per far nascere eventuali altri libri: basta; che si realizzi o no quest’ultima pubblicazione non ne farò più altre… è venuto il momento di rilassarmi. Comunque è chiaro che se la cosa dovesse andare a buon fine (chissà!) dovrò per forza cambiare il titolo proprio per identificarlo subito e senza confonderlo con l’attuale pubblicazione: in pratica è come se fosse una 3ª EDIZIONE dello stesso, ma sarebbe un caos mantenere il medesimo titolo. No, non si può continuare ad aggiungere edizioni su edizioni (per di più diverse tra loro, addirittura nel numero di pagine) perché alla fin fine non si capirebbe qual è la differenza tra una pubblicazione e l’altra. A questo punto preferisco cambiare titolo, seppur mantengo uguale l’intero contenuto ma con le dovute modifiche e gli aggiornamenti necessari. Almeno, io la penso in questo modo perché così facendo si capisca al volo che cosa si cerca e a che cosa ci si riferisca. Il nuovo titolo vi convince? Ne preferireste un altro… e se sì, quale? Accetto consigli.

Sia chiaro che il libro da farsi sarà quasi uguale a quello del dicembre 2023 (che ha 568 pagine), seppure c’è un aumento di pagine portandole a 576. Ne approfitto per fare qualche piccola variazione senza però snaturare il lavoro già fatto, rendendolo ancora più bello. Insomma, piccoli interventi chirurgici ben appropriati e nulla più; confesso che l’edizione alternativa l’ho già preparata, compresa la nuova copertina (alla quale manca da mettere solo il logo del nuovo Sponsor). La bozza della nuova impaginazione potete vederla facendo scorrere a mo’ di rullo questo Blog. Non credo che il prezzo di copertina rimanga a 34 euro, considerando l’aumento di 8 pagine rispetto alla 2ª edizione di “Mezzo secolo rincorrendo il mondo - Nei viaggi la Vespa fu il primo amore… poi venne il resto”: io penso che possa esserci un leggerissimo ritocco; lo chiederò a Youcanprint ma solo se sarà necessario, altrimenti a che serve? E ora rispondo a una domanda che mi è stata posta: perché ci terrei a farlo? Per sentirmi più gratificato e… per poter inserire degli aggiornamenti che reputo assai interessanti. A ogni buon conto l’eventuale nuova esperienza editoriale è un’idea appena nata ed è probabile che non si concretizzi mai, perché riconosco che non sia facile da realizzare: ma io ci provo lo stesso, poi si vedrà e… male non fa. Tuttavia l’idea sarebbe di riuscire a coinvolgere uno Sponsor, che sia disposto a prenotarsi delle copie con le procedure che adesso spiego. In che cosa consiste?

Beh, dandomi 1.600 euro si avranno 100 copie del libro È meglio che vada sulle vie del mondo - Dalla Vespa allo zaino, dal sacco a pelo al trolley” (pubblicato a luglio e a settembre del 2020; formato cm 15 x 21, 540 pagine, prezzo di copertina 19 euro) e, inoltre, saranno date 15 copie della 1ª edizione di Mezzo secolo rincorrendo il mondo - Nei viaggi la Vespa fu il primo amore… poi venne il resto” (pubblicata nel luglio 2022; formato cm 17 x 24, 552 pagine, prezzo di copertina 25 euro) 19 copie della sua 2ª edizione (pubblicata nel giugno 2023; formato cm 17 x 24, 564 pagine, prezzo di copertina 34 euro).

Ma la cosa più importante è che si avranno – soprattutto – anche 65 NUOVE COPIE quasi uguali alla 2ª edizione dicembrina di quest’ultimo mio libro (ossia quello pubblicato nel dicembre 2023; formato cm 17 x 24, 568 pagine, prezzo di copertina 34 euro), ma con 576 pagine, come ho già detto. Il nuovo titolo sarà “Prima c’era la Gigia, ora c’è Penny - Mezzo secolo di viaggi d’ogni tipo... e anche altri racconti”. È la prima volta che sia nel titolo sia nel sottotitolo di un mio libro non appaia il sostantivo femminile Vespa, tranne in quello sul Cammino di Santiago ma lì non fa testo (per ovvie ragioni).

Inoltre, a chi aderirà a questa proposta, sarà loro disponibile l’intera 2ª pagina del nuovo libro (ovviamente in b/n) a proprio piacimento. E, cosa non secondaria, sarà stampato il proprio logo (a colori) sulla 1ª di copertina. Le copie saranno stampate esclusivamente per l’occasione, mantenendo la stessa struttura impaginata del libro di riferimento, ma con le poche modifiche riguardanti lo Sponsor. Insomma, in questo caso non si ricicla ma si stampa apposta come se fosse una 3ª EDIZIONE. Aggiungo che, volendo, queste 65 copie possono essere inviate direttamente da Youcanprint all’indirizzo dato, senza alcun costo aggiuntivo per la spedizione.

Riguardo invece alle 100 copie dell’altro libro, alle 15 della 1ª edizione e alle 19 della 2ª edizione di “Mezzo secolo rincorrendo il mondo”, si tenga conto che le ho io, tutte a Milano, pertanto ci sarà da trovare una soluzione come spedirle… oppure può arrivare qualcuno a prenderle.

Per ultimo, ma non meno importante, si sappia che la modifica per l’inserimento dello Sponsor rimarrà definitiva anche dopo questa operazione, ossia in futuro chiunque acquisti il libro direttamente da Youcanprint, o tramite qualsiasi store, lo riceverà del tutto uguale a come quello ordinato dallo Sponsor… che ne beneficerà di un’ulteriore pubblicità.

Riguardo alla ricerca di uno Sponsor ricordo che anche la 1ª edizione di “Mezzo secolo rincorrendo il mondo – Nei viaggi la Vespa fu il primo amore... poi venne il resto” non sarebbe nata senza un doppio contributo: dapprima da parte di 36 persone, che avevano fatto delle prenotazioni alla cieca (senza vedere in anteprima neanche una bozza). Pertanto ringrazio di nuovo loro per essersi dimostrate sin da subito attente e fiduciose nei miei confronti, pagando in anticipo e rendendo quindi più semplice l’intervento da parte di un editore. Pubblicare un libro di 552 pagine (allora erano così, poi sono aumentate nella 2ª edizione) non è uno scherzo e una piccola Casa Editrice si trova in grosse difficoltà sui costi, con il timore – assai concreto – di non recuperare le spese sostenute. Ecco perché sono preziosi dei pre-acquirenti che prenotino delle copie. Li ho ricambiati con uno sconto del 20% sul prezzo di copertina: è stato un favore riservato a loro, e se lo sono meritato. A dire il vero non è che fosse stato stabilito a priori quale sconto fare, perché si ignorava quale sarebbe poi stato il prezzo di copertina; si era stabilita una cifra da richiedere indipendentemente da quella che sarebbe stata poi ufficializzata e, una volta conosciuto l’importo da fissare, casualmente si era constatato che corrispondeva preciso al 20% di sconto: perfetto. Oggi però sarebbe inopportuno, quasi una mancanza di rispetto, puntare su una nuova lista di pre-acquirenti: lo si fa una volta sola e le repliche diventano antipatiche. Ma, al di là di questa generosa partecipazione, la scossa decisiva era venuta dall’Associazione Sociale Culturale Strade da Moto (https://www.stradedamoto.it/), che aveva prenotato 70 copie senza le quali sarebbe sfumato tutto. Così facendo ci si era assicurati la copertura delle spese, evitando rischiosi capitomboli economici tutt’altro che rari nel campo editoriale. La mia riconoscenza verso Mario Giachino – presidente dell’Associazione Sociale Culturale Strade da Moto – è assai forte e ne sarò sempre grato. Lo è anche per il vice presidente Pietro Stefani, che ha aderito all’iniziativa.

E il mio guadagno? È ben difficile che io faccia le cose per avere un tornaconto economico: in primis metto l’entusiasmo e la riconoscenza (quando c’è); ma la rendita non la considero anche perché quando mai ci ho guadagnato qualcosa con i miei libri? Non mi è capitato, neppure una volta, ed è già una vittoria se pareggiassi i conti senza essere in perdita. Nonostante ciò non mi pento mai di realizzare le cose cui ci tengo tantissimo: d’altronde i soldi vanno e vengono e preferisco spenderli così, tenendo attiva la testa, anziché farlo oziando al bar… soprattutto adesso che essendo un over 70 me lo posso permettere. Pertanto, seppure sono in perdita la pubblicazione del dicembre scorso la rifarei di nuovo e vado oltre: aggiungo, infatti, che quest’ultimo lavoro qui citato nel Blog (che sotto certi punti di vista potrebbe essere catalogato come il mio 7° libro) desidererei che diventi – mi si permetta la baldanza – il mio lascito quasi culturale. Sono da ricovero? Boh. Ci sarebbe un’altra cosa che mi piacerebbe fare, ma solo se tutto dovesse procedere bene: sfornare delle copie in più per devolvere una parte dell’eventuale incasso sulle vendite a qualche ‘Organizzazione No Profit’, ma non so come. Poi, però, ci saranno da valutare le spese aggiuntive per le copie extra (quelle non coperte dallo Sponsor)… tuttavia su questo spero che al momento giusto qualche esperto mi dica come comportarmi, essendo io ignorante in materia. La cosa che terrei presente sin da subito è la mia esigenza per una totale trasparenza delle operazioni di entrata e uscita, senza la quale neanche inizio: che il tutto sia pubblico e alla luce del sole e possa essere visto da chiunque, altrimenti non se ne fa niente.

Adesso rispondo a una domanda che mi è stata fatta da più persone, ossia perché un Lettore dovrebbe essere ispirato a comprare questo libro pronto per andare in stampa? Come ho detto all’inizio, ribadisco che questo è il mio migliore tra quelli pubblicati, il più bello, essendo un armonioso groviglio di tutti gli altri miei lavori e con le innumerevoli modifiche certosine che lo arricchiscono. Grazie all’esperienza acquisita questo è il più completo e il più curato… di parecchio rispetto a prima. Non farò altri libri sui viaggi perché questa è la mia opera omnia; è il massimo che io possa fare, più di così non ne sarei capace. Insomma, raggruppa mezzo secolo della mia vita ed è perciò quello più rappresentativo, il mio ultimo che parli di viaggi, di conseguenza non ho potuto evitare di mettere tanta legna sul fuoco perché non ha senso ridurlo. Ho sempre amato i viaggi, sin da quando ero giovane, deciso a licenziarmi quando il datore di lavoro non mi concedeva dei mesi di permesso non retribuito. Io, però, volevo andare in India con la Vespa (e starmene via senza date da rispettare), attraversare il Sahara con ogni mezzo, navigare il rio Ucayali su una rudimentale imbarcazione (mangiando cibi cotti con l’acqua del fiume), andare nella Patagonia e nella Terra del Fuoco (in autostop), salire sulle Ande, conoscere l’Africa. Non posso dimenticare anche i viaggi faticosissimi nell’Africa subsahariana, sia su deteriorati tassì-brousse (tassì collettivi) sia su sovraffollati treni; o che in Madagascar ho rischiato di annegare per cause assurde. Ovunque ho ricevuto calorosa ospitalità e aiuti da parte dei nativi, ho familiarizzato con una moltitudine di persone... alcune delle quali sono poi venute a trovarmi in Italia. Per vivere appieno queste esperienze non avevo alternative che dire addio ai miei posti di lavoro, oppure ottenere permessi non retribuiti (ma in questo caso solo in un paio di occasioni è stato possibile farlo, perché di norma non è mai concesso). Sono stato un viaggiatore di un’epoca lontana, volevo girare il mondo senza sentirmi intrappolato del calendario... e perciò che dovevo fare? Senza tentennamenti mi licenziavo e tentavo la sorte, nella speranza di trovare un altro posto di lavoro al mio ritorno (cosa non affatto scontata sulla buona riuscita, lo dico perché mi era capitato). Poi è ovvio che creando una famiglia non potevo più interpretare ancora quella vita sognatrice che amavo; sono arrivato a dei compromessi ma certi richiami, seppure assopiti, ci sono sempre. Per fare il figo potrei dire, come fanno certuni, che è stata l’avventura a scegliermi, ma la cosa mi fa ridere. È un concetto fiacco trattare l’avventura come se fosse una persona: lei non può avermi preso per mano, ma semmai è stata la mia volontà ad avvicinarsi a lei (e non era per nulla scritto nelle stelle).

Oltre ai viaggi (quello vespistico in India e il Cammino di Santiago compresi) faccio pure delle analisi, che io penso possano essere una miniera d’informazioni accompagnati, mi auspico, da una buona lettura. Alla domanda fattami potrei rispondere in maniera sbrigativa con il dire che questo libro non parla solo di viaggi, ma anche di altro: infatti, c’è un capitolo finale in cui c’è perfino un racconto filosofico per adolescenti, che potrebbe incuriosire. Non solo, oltre ai racconti di esperienze di viaggi, che sono pur sempre il piatto forte, in queste pagine ho voluto rimarcare una mia filosofia di vita che va al di là del girare fisicamente il mondo, bensì vuole essere pure un mio viaggio introspettivo.

 

 

Sinossi del libro

In “Prima c’era la Gigia, ora c’è Penny - Mezzo secolo di viaggi d’ogni tipo... e anche altri racconti” c’è quasi mezzo secolo di viaggi, per lo più fatti prima che ci fosse internet. Si parla dei viaggi compiuti su una vecchia Vespa 200 Rally alla volta sia di Capo Nord (1976) sia dell’India. Quest’ultima avventura, in sella alla solita e acciaccata Gigia, è durata 334 giorni verso Turchia, Iran, Afghanistan, Pakistan, India e Nepal: 23.084 chilometri, dal 21 agosto 1977 al 20 luglio 1978. Si narra anche di autostop fatti nel deserto del Sahara su vari veicoli compreso un camion strapieno fino all’inverosimile, di viaggi faticosissimi su deteriorati tassì-brousse e su sovraffollati treni nell’Africa subsahariana, di navigazione dei fiumi dell’Amazzonia su malridotti battelli, autostop in Patagonia e nella Terra del Fuoco, esperienze nel profondo Cile, viaggi sulle Ande boliviane e peruviane, visita alla miniera di Potosì, disavventure in Madagascar, strane vicissitudini nelle Filippine, il Cammino Portoghese fatto assieme alla figlia adolescente, il ritorno in Portogallo ma stavolta con la moglie, l’autostop nel 1979 verso la Sicilia, l’incontro con il figlio di Roberto Patrignani, curiosità varie come il ritrovarsi dopo tre decenni con alcuni personaggi.

Oltre a questi racconti, sono pure incluse informazioni e consigli pratici da ritenersi preziosi per un giovane che voglia avventurarsi ovunque nel pianeta, senza appoggiarsi a una struttura organizzativa. Alcuni sono viaggi spartani e all’avventura, ma un’avventura semplice e più a misura d’uomo dove non è necessario trasformarsi nel Rambo della situazione. Giorgio di viaggi ne ha fatti parecchi, nei modi più impensabili, è passato dalla Vespa allo zaino (in entrambi i casi con il sacco a pelo appresso), alle scarpe da trekking, per poi trovarsi con il trainare un trolley. Ecco, qui sono raccontate le varie diversità della maniera di muoversi. Dei sette libri di Càeran questo è il migliore, ed è il più completo e più curato rispetto a ogni altra sua pubblicazione. Per tappe è arrivato alla meta, ossia pubblicare ciò che più lo rappresenti. Non farà altri libri sui viaggi perché è la sua opera omnia, essendo un armonioso intreccio dei lavori precedenti e con le innumerevoli modifiche certosine che lo arricchiscono. Più di così non ne sarebbe capace.

 

 

Scheda tecnica

Titolo:  “Prima c’era la Gigia, ora c’è Penny - Mezzo secolo di viaggi d’ogni tipo... e anche altri racconti”.

Autore: Giorgio Càeran.

Editore: ‘Youcanprint’.

Sarà pubblicato, forse sì forse no, e non si sa quando.

* 576 pagine, con cucitura a filo di refe (il libro dovrebbe pesare tra 1,1 e 1,2 kg).

Formato: cm 17 x 24 – copertina da 300 grammi con alette larghe 9 cm.

Battitura del testo e impaginazione grafica: Giorgio Càeran.

Copertina: Marika Moreschi e Giorgio Càeran.

Prefazioni di Riccardo Costagliola (Presidente Fondazione Piaggio e quindi del Museo Piaggio) e di Luca Gianotti (guida di viaggi a piedi e tra i fondatori della Compagnia dei Cammini).

Prezzo di copertina: non è da escludere che ‘Youcanprint’ decida per i 35 o i 36 euro; questa è una mia ipotesi, che magari è sbagliata… si saprà solo all’atto concreto.

ISBN: si avrà solo a procedura ultimata.

 

Chiunque fosse interessato a fare da Sponsor per l’uscita di questo libro, può chiedermi il PDF (ovviamente in bassissima risoluzione) dell’intero impaginato, copertina compresa.

Il link di questo Blog è: https://Giorgio-Caeran-mezzo-secolo-di-viaggi.blogspot.com/

Intervista

Ringrazio ancora una volta il giornalista-motociclista Daniele Del Moro, per questa lunga e colorita intervista, l’ennesima che mi ha fatto… ed è anche la più bella. Ormai tra noi si è instaurato un ottimo feeling, come se si sapesse già che cosa ci si aspetti l’un l’altro. È stata pubblicata mercoledì 19 giugno 2024 sul sito Due Ruote in viaggio. Ecco il link, su cui cliccare: 

https://www.dueruoteinviaggio.it/giorgio-caeran-vespista-leggendario-e-viaggiatore-oltre-gli-schemi/

🛵🙏🙌👌👍😍😘

 consiglio di stampare ciò che segue,

perché potrebbe essere utile per chi intenda

pubblicare i propri diari di viaggio

 

 

Mi capita di leggere in anteprima dei racconti di viaggi, scritti da dei vespisti che a quanto pare hanno una buona considerazione di me e vogliono dei consigli: mi auspico di non averli delusi. Ebbene, nel leggere i vari resoconti noto delle sviste o altre cose un po’ stravaganti e allora mi permetto di proporre dei suggerimenti (che, mi sembra, siano ben accetti). Ecco, a un certo punto una parte di questi consigli li ho raccolti e ho pensato che potessero essere utili anche a qualcun altro che si appresti a scrivere i propri racconti di viaggio. In sostanza do dei consigli per chi è un novizio nello scrivere: a lui potrà servire. Premetto, però, che io non sia la persona più indicata per queste cose, tuttavia un po’ di esperienza nel campo penso – forse – di averne e potrebbe tornare utile almeno per le cose basilari senza pretendere di diventare delle leggende letterarie, ma purtroppo noto sempre più spesso che i primi rudimenti elementari siano del tutto ignorati. Io so di non sapere, so che devo ancora imparare per scrivere meglio e che l’apprendimento non dovrebbe mai essere interrotto: un errore, invece, che è troppo diffuso… ahimè. Ci sono tantissimi scrittori assai più esperti di me e, qualora si annoiassero in questa lettura, lascino perdere senza però dimenticare che magari anche alcuni di loro all’inizio fossero degli sprovveduti (io di sicuro). Sarei stato contentissimo di aver avuto queste dritte quando ero giovane: ne avrei fatto tesoro. Sia chiaro che io non ho alcuna intenzione di fare l’analizzatore di testi, ci mancherebbe altro considerando la gran fatica (e la pazienza) che comporta: non ho tempo, perciò non è il caso d’inviarmeli ancora… abbiate pietà. Detto ciò me la sbrigo con il fornire delle semplici “regolette” dettate soprattutto dal buon senso, ma poi ciascuno decida se farne uso o no.

Innanzi tutto mi si passi una pignoleria: per chi non lo sapesse i libri si dividono in sedicesimi, ottavi, dodicesimi, diciottesimi, ventiquattresimi o trentaduesimi, a seconda sia del programma che si ha sia dal numero di pagine e, soprattutto, se ci si serve della stampa offset o del sistema digitale. Tuttavia i più utilizzati sono quelli in ottavi e in sedicesimi. In sostanza, qualora si dovesse fare un aumento magari di cinque pagine si è poi costretti ad aggiungerle altre tre per arrivare a otto, per poi dislocare anche altrove, oppure si possono lasciarle bianche nella parte finale. Nel libro che tratto in questo Blog, c’è però un altro calcolo da fare con un numero di pagine divisibile per 4: in ogni modo 576 pagine (come è questo libro) risulta essere il numero perfetto, essendo divisibile per qualsiasi impostazione. Si consideri, inoltre, che Youcanprint stampa di volta in volta qualsiasi numero di copie richieste, anche se fosse una sola. Già che ci sono do una dritta per chi intenda impaginare un libro: il primo rigo in alto dev’essere sempre intero e mai spezzato, tranne nelle date e nei dialoghi, oltre che nei titoli dei paragrafi. A livello grafico è sconsigliabile, anche, fare righe di appena due lettere: non è elegante. È probabile che nell’impaginazione il testo si modifichi e si faccia scorrere a seconda delle esigenze grafiche: niente, quindi, è definitivo… ma può essere mutevole. E, per ultimo, si tenga conto che i capitoli iniziano sulle pagine dispari.

Mi è sembrato doveroso dare una spiegazione tecnica che male non fa. Ciò che segue l’ho preso dal capitolo finale – quello sui saluti – del mio 6° libro, intitolato “Mezzo secolo rincorrendo il mondo - Nei viaggi la Vespa fu il primo amore… poi venne il resto (anno 2022 – 552 pagine, con Libreria Editrice Urso; e in 2ª Edizione nel 2023 – 568 pagine, con Youcanprint), e che ci sarà pure nella nuova edizione cui si fa riferimento in questo Blog. È ovvio che sul libro, per ragioni di spazio, abbia dovuto fare alcuni tagli. In pratica do dei consigli per chi è alle prime armi nello scrivere un racconto, magari dei propri viaggi: vi saranno utili.

Per decenza negli scritti eviterei certi avverbi, soprattutto quelli formati aggiungendo il suffisso mente, perché non mi sono simpatici essendo troppo lunghi e pesanti. Il più delle volte – dove è lecito – preferisco ammorbidire i discorsi facendone a meno e sostituendoli. Per esempio nuovamente diventa “di nuovo”; e se è possibile evito i vari “sinceramente”, “ovviamente”, “decisamente”, “precedentemente”, “improvvisamente”, “probabilmente”, “attentamente”, “stupidamente”, “onestamente”, “certamente”, “sicuramente”, “magnificamente”, “prevalentemente”, “accuratamente”, “velocemente”, “francamente”, “leggermente”, “bellamente”, e così via… alleggerendo le frasi. Di certo non vanno eliminati tutti, ma ridurli senz’altro... valutandoli in maniera accurata.

Si stia attenti anche all’uso di “letteralmente”, perché significa alla lettera. Ossia se si scrive ‘sono letteralmente a pezzi’, il significato è che il proprio corpo è davvero spezzettato. Io eviterei di usare questo avverbio, perché si rischia di diventare letteralmente sprovveduti.

Un pensiero particolare va all’abuso dell’avverbio assolutamente, che di per sé ha un significato neutro, perché è un semplice rafforzativo. Eppure, sempre più spesso, a semplici domande sento rispondere “assolutamente” senza la combinazione con le particelle affermative e negative: ma che significa? Da solo è zoppo e non vuol dire niente. Considerando che tale avverbio in solitaria non ha valore né positivo né negativo, si evitino le ambiguità e si risponda almeno “assolutamente sì” o “assolutamente no”. Se poi si evitasse del tutto l’uso di assolutamente, beh tanto meglio perché è superfluo… pertanto se ne può fare a meno.

In una frase non vanno messi due o più avverbi con il suffisso mente, perché il discorso perderebbe di brillantezza. Intendiamoci, non si tratta di errori mettere più avverbi simili assieme, ma di buon gusto e in uno scritto (soprattutto in un libro) l’eleganza ha il suo peso.

Come non mi piace scrivere “Verso sera raggiungo la città”. Io preferisco semmai dire “Verso sera giungo nella città”, perché raggiungere lo metto solo verso qualcosa di mobile, che si muova e si possa quindi… raggiungere. Ma usare questo termine verso qualcosa che è immobile, secondo me non ha senso. Io non raggiungo una città, ma pervengo, ci arrivo, giungo… nella città. Invece raggiungo a passi veloci l’amico che mi aspetta. E riguardo ai veicoli, faccio un distinguo: se è parcheggiato (quindi immobile) non lo raggiungo… ma semmai giungo al posteggio, poi, salito a bordo, posso raggiungere il veicolo di chi mi precede (quindi una cosa mobile).

Un consiglio: tutti i numeri, ad esclusione solo degli anni (ed eventualmente delle cilindrate dei veicoli), quando superano le tre cifre hanno bisogno di un puntino. Per esempio: un milione si scrive 1.000.000 e non 1000000… perché prima di tutto è errato e poi si fa confusione. Le migliaia devono apparire subito, a prima vista e senza dover calcolare la quantità di cifre. Sulla questione poi se sia giusto mettere il puntino o la virgola io opto per il puntino per le migliaia e la virgola per le centinaia. Io scrivo 3.334,52 anziché 3,334.52 come invece è spesso usato dapprima con la diffusione delle calcolatrici e poi da internet (che hanno sbagliato, ma ormai hanno dato via all’errore). Però io mi ricordo queste regole quando andavo a scuola e le ritengo ancora valide a prescindere dalle calcolatrici e da internet: al di là del così fan tutti, penso che sia meglio essere un po’ più anticonformisti soprattutto quando l’errore è palese.

Un’altra cosa in riferimento ai numeri: se si scrive ‘ci vorranno circa 1.000 chilometri per arrivare in quella città’, io in questo caso non metterei la cifra bensì scriverei mille chilometri. Se, però, si dovesse scrivere ‘oggi ho percorso 552 chilometri’, ebbene qui è meglio scriverlo in cifre e non in forma di testo (ossia non scriverei ‘ho percorso cinquecentocinquantadue chilometri’). In parole povere, quando la cifra è precisa – come sulle distanze – va messa in forma numerale, quando invece è approssimativa va in forma letteraria. Se si è a ‘circa mille metri di altitudine’, è diverso che dire ‘sono a 934 metri sul mare’. Io ho sempre adottato questa linea, che mi sembra la più corretta e meno caotica di tutte. Anche se, per essere precisi, in un racconto le cifre andrebbero quasi sempre riportate in forma letteraria lasciando le cifre solo in determinate tabelle o analisi. Sì, però… l’eccesso di precisione stanca.

Mi soffermo ora su un’abitudine troppo diffusa: accostare il punto esclamativo a quello interrogativo. È un orrore, perché questa accoppiata non si fa: o l’uno o l’altro. E che dire dei vari punti esclamativi assieme? Altro orrore, perché il punto esclamativo viaggia da solo e non vuole nessuno a fianco. Basta un solo punto esclamativo e non bisogna abusarne, ma va usato con parsimonia. Enzo Biagi, per esempio, ne faceva volentieri a meno… e se lui si comportava così, voi pensate di scrivere meglio?

I puntini messi per smussare le frasi devono sempre essere tre, né uno di più né uno di meno… salvo che si voglia fare dell’ironia, seppure non saprei come si giustifichi.

Su do, stostafaqui e qua l’accento non va; su  e su  l’accento ci sta, su me e su te l’accento non c’è e non lo vuol su ma lo vuol giù e lo vogliono pure più.

Non si dice ‘a gratis’, ma semplicemente gratis (essendo un avverbio che ci arriva direttamente dal latino). Si scrive qual è e non qual’è. E la bevanda si scrive , non thè o altre cose simili.

Mi piace ricordare un vecchio detto in cui dice che l’ignoranza è un apostrofo tra le parole un e apostrofo. La grammatica dice che davanti all’articolo indeterminativo “un” ci vuole l’apostrofo se la parola che segue è femminile. Mentre non lo richiede se è maschile. E con il sostantivo amante che è sia maschile che femminile, l’apostrofo è facoltativo? Ci vuole se ci si riferisce a una amante femmina, non ci vuole se ci si riferisce a un amante maschio. Se invece ci si riferisce a un amante indeterminato non ci vuole (perché in italiano la forma indeterminata è maschile… lo so che ad alcune persone questa cosa crea forti malumori e dissensi, ma per ora è così in seguito si vedrà).

‘Se fossi’‘se avessi’ e ‘se potessi’ dovrebbero far fuori i ‘se sarei’‘se avrei’ e ‘se potrei’.

Una cosa da evitare è scrivere gli orari come se fosse un display dell’orologio. Scrivere 23:00 va bene semmai per un’analisi tecnica e informale, ma è bruttissimo da vedere in un libro. Io scriverei solo 23, oppure ‘le undici di sera’… ma eviterei la nota informatica e fredda. Come eviterei, anche, di scrivere l’orario sempre in stile display: io non metterei 00:40 ma, semmai, 0,40. A che serve il doppio zero e anche i due punti? Oltre all’ora digitale, l’identico concetto è valido per le date: perché, per esempio, si scrive “giovedì 06 ottobre”? È brutto scritto così, e ritengo che sia meglio togliere anche lì lo “0” iniziale essendo inutile. Insomma un libro – soprattutto un racconto – deve trasmettere calore non freddezza, pertanto si evitino certi automatismi computerizzati. Intendiamoci, non è affatto un errore riportare i numeri in stile display, ma è solo una questione di stile e, mi si passi l’insistenza, in un libro lo stile è assai importante; o no?

E che dire di po’, che spesso – ahimè – vedo scritto erroneamente in ?

Sul termine taxi io preferisco scriverlo in italiano: tassì, ma ognuno si comporti come vuole. Stesso discorso per tanti altri termini stranieri, quando c’è l’equivalente in italiano. Tuttavia, ormai ci sono alcuni termini che fanno parte dell’uso comune e quindi sono accettati ovunque, tipo: hotelgaragecomputer, eccetera…

Non si dice ‘piuttosto che’, bensì oppure o anziché (a seconda del caso).

Nei plurali dei sostantivi femminili terminanti con le sillabe cia o gia non accentate, si conserva la ‘i’ quando la ‘c’ e la ‘g’ sono precedute da vocale e si elimina la ‘i’ quando ‘c’ e ‘g’ sono precedute da consonante.

Chi, al di là degli “sms”, d’abitudine scrive x al posto di per, xke e non perché, ke invece di che, quali problemi ha? Come utilizza il tempo risparmiato eliminando alcune sillabe? È chiaro che nessuno lo fa in un libro, è ovvio, ma pur scrivendo così altrove che senso ha? Sui telefonini una giustificazione c’è, ma negli altri casi? Non capisco. Ne approfitto per fare un mini elenco di linguaggio da sms, e c’è da sperare che sia confinato solo lì senza travasare in altri ambiti: ki (chi), ke (che), xro (però), cs (cosa), rit (ritardo), qnt (quanto), grz (grazie), ai (hai), cn (con), nn (non), qnd (quando), o (ho), a (ha), dp (dopo), dv (dove) cm (come). Insomma, per i messaggi sui telefonini è accettabile e può essere utile, ma non al di fuori di quell’ambiente perché altrimenti diventano delle orribili forzature.

Riguardo alle virgolette dove ci sono i corsivi: un editore mi disse che o si scrive il corsivo, oppure le virgolette… e le due cose assieme non vanno d’accordo. Si può fare quello che si vuole, beninteso, ma si sappia che questa è una regoletta editoriale.

Prima di chiudere cito un errore che capita spesso a chiunque quando si è distratti, ed è capitato pure a me. Quando si dice “sono andato nei pressi dell’edificio Tal dei Tali”, pensando che fosse l’equivalente del dire “sono andato all’interno dell’edifico” è sbagliato perché, in realtà, s’intende vicinonei dintorniall’incirca, non nel. Ecco, basterebbe rifletterci un attimo prima di scrivere presso ail cui significato letterario è: “luogo non lontano da quello in cui si parla o a cui ci si riferisce”. Non lontano, quindi, ma non lì.

Infine mi si lasci menzionare l’abuso di quell’obbrobrio chiamato ‘H24’: mi è proprio antipatico scriverlo così, soprattutto in un libro; come lo è altrettanto in ogni occasione dire ‘a 360 gradi’ (preferisco ‘a tutto tondo’) o ‘senza se senza ma’ (che non significa niente). Sono un po’ palloso, vero?

Complimenti, ce l’avete fatta a leggere tutto… e so che non è per niente facile sopportarmi: meritate un encomio.  

In gamba,

Giorgio Càeran


Biografia

Era domenica 18 maggio del 1952, poco prima di mezzogiorno di un anno bisestile, quando venni al mondo a Cermenate (in provincia di Como, circa trenta chilometri da Milano). I miei genitori mi hanno affibbiato il nome Giorgio Caeran e me lo tengo, anche se poi io ci ho aggiunto l’accento tonico sulla prima vocale per distinguermi dalle origini paterne (venete) a quelle dove sono cresciuto. Una curiosità: anche mia figlia è nata di domenica in un anno bisestile e del resto lì ci sbatto spesso, sposandomi pure in un anno bisesto ma con una chicca in più… ossia facendolo in un giovedì 16 luglio. Avrei tanto voluto sfidare la sorte sposandomi il giorno dopo, ma sarebbe stato osare troppo anche per uno non superstizioso come me. A ogni buon conto, dal 1980 non vivo più nel mio paese nativo ma a Milano, dove sono anche diventato padre.

Ho pubblicato sei libri: “La via delle Indie in Vespa” (1983, 224 pagine – Edizioni Càeran, con la prefazione di Armando Boscolo che all’epoca era Direttore della rivista ‘Motociclismo’); “Giramondo libero - In viaggio con la Vespa o con lo zaino” (2006, 384 pagine – Giorgio Nada Editore, con la prefazione di Sergio Stocchi); “È meglio che vada sulle vie del mondo - Dalla Vespa allo zaino, dal sacco a pelo al trolley” (2020, 540 pagine – Aletheia Editore); “Una Vespa, uno zaino, un sacco a pelo, un viaggio” (2020, 280 pagine – Libreria Editrice Urso); “Papà, andiamo a Santiago? - Padre e figlia sul Cammino Portoghese” (2021, 160 pagine tutte a colori – Libreria Editrice Urso, con la prefazione di Luca Gianotti, guida di viaggi a piedi e tra i fondatori della Compagnia dei Cammini); “Mezzo secolo rincorrendo il mondo - Nei viaggi la Vespa fu il primo amore… poi venne il resto” (2022, 552 pagine – Libreria Editrice Urso, con le prefazioni di Riccardo Costagliola, Presidente Fondazione Piaggio e quindi del Museo Piaggio, e ancora di Luca Gianotti); e la 2ª edizione  di “Mezzo secolo rincorrendo il mondo - Nei viaggi la Vespa fu il primo amore… poi venne il resto” (2023, 568 pagine – Youcanprint).

Sia Giramondo libero - In viaggio con la Vespa o con lo zaino sia Una Vespa, uno zaino, un sacco a pelo, un viaggio sia anche Mezzo secolo rincorrendo il mondo - Nei viaggi la Vespa fu il primo amore… poi venne il resto li ho impaginati io, con la differenza che per il primo ho fatto tutto tranne la copertina… mentre per il secondo e il terzo pure quella. Anche se per la copertina dell’ultimo è stato determinante l’aiuto di mia moglie Marika (ex grafica editoriale).

Riguardo invece a Papà, andiamo a Santiago? - Padre e figlia sul Cammino Portoghese, l’impaginazione la fece mia moglie nel 2014, solo che all’inizio del 2021 l’ho ritoccata io poiché è stato cambiato il formato, passando da cm 14 x 21 a 15 x 21. C’è da aggiungere che nel 2014 si fece un inutile e-book di questo libro, mentre a marzo 2021 è diventato finalmente cartaceo.

E adesso? Beh, con i libri ho chiuso: non ne pubblicherò altri, o meglio… avrei a cuore di farne un’altra riedizione del mio ultimo libro che grosso modo sarà uguale al precedente pubblicato nel dicembre 2023, ma con 572 pagine (4 in più dell’altro) e che mi costringerà a modificare il titolo in “Prima c’era la Gigia, ora c’è Penny - Mezzo secolo di viaggi d’ogni tipo... e anche altri racconti”. Per farlo, però, in questo caso è fondamentale trovare uno Sponsor.

 

 

E ora una riflessione

Si è giovani finché si è capaci d’imparare, dice un vecchio detto che io ho preso alla lettera perché amo imparare… tuttora. Non penso di dire una cacchiata quando sostengo che oggi io scriva meglio (e non di poco) rispetto ad anni fa. Sono dell’idea che la mente vada sempre tenuta in allenamento, ed è un grosso errore smettere di farlo dopo il percorso scolastico perché altrimenti si rischia che poi affiori qualche nuova lacuna che magari prima era sconosciuta. La mente è come il corpo umano: entrambe le cose se non sono stimolate s’impigriscono e perdono di efficienza.

Mi sorge un dubbio, riflettendo su un pensiero di Bertrand Russell quando dice che una delle caratteristiche sgradevoli del nostro tempo è che chi si sente sicuro di sé è stupido, e chi ha immaginazione e comprensione è pieno di dubbi e indecisione.

Sono sempre troppo in anticipo o troppo in ritardo; il risultato non cambia. Ma mi si permetta di dire che vado avanti per la mia strada, con ostinazione e con fierezza. Non seguo le mode, nemmeno nella scrittura o nello star dietro al mondo vespistico; non ho mai avuto né vestiti firmati né macchine nuove, so vivere senza grosse pretese e mi annoia ripetere le stesse cose all’infinito. Non mi sono mai tinto i capelli o fatto ricorso alla chirurgia estetica, invecchio tra i miei sorrisi e le mie tristezze. Vivo della mia storia. Leggo, scrivo, rifletto e imparo (quando ci riesco). Sto tra le mie àncore, poche. E a volte mi sembra tutto; sul lungomare, sul lungofiume, o su sentieri di montagna e di campagna.

Forse, con il senno del poi, certe mie scelte esistenziali avrebbero potuto essere diverse, ma l’importante è riconoscersi nel proprio vissuto. E non smettere mai di cercare perché nella vita bisogna cercare qualcosa, l’importante è non trovarla (non ricordo chi l’abbia detto, ma condivido in toto). A volte la vita ha delle similitudini con il viaggio e, su questo punto di congiunzione, ritengo che alla fin fine la strada è ciò che più conta e non occorre preoccuparsi di dove si stia andando: non è neppure determinante arrivare alla meta prefissata. Stando sulla stessa lunghezza d’onda di Robert Maynard Pirsig, anch’io penso che raggiungere certi traguardi soltanto per dimostrare la propria bravura è una vittoria misera che porta poi a essere condannati nell’aderire per sempre a una falsa immagine di sé stessi, ossessionati dal timore che qualcuno lo scopra. Nel fare certi viaggi rocamboleschi non si deve dimostrare niente a nessuno, ma vanno affrontati innanzi tutto per appagare (e placare) le proprie esigenze interiori.

È con questo spirito che mi sono mosso sulle vie del mondo: per dirla alla Nanni Moretti, ho girato, visto gente, conosciuto e fatto cose. Anche cose che mi auguro dureranno nel tempo, oltre lo spazio dei miei anni. Eppure, non mi va di vivere di ricordi perché a me interessa il presente, più del passato che ben conosco.

Passo, almeno in parte, il testimone. Un giorno dovremo per forza lasciare ciò che ci è stato dato, ciò che abbiamo trovato e ciò che abbiamo creato, ma dobbiamo dapprima lasciarlo andare. Sono disinteressato all’attaccamento delle cose, al senso del possesso: sono fatto così e non mi pongo il quesito se ciò sia un bene o un male perché non m’importa. Come non m’importa collezionare scooter antichi (e ingombranti) solo per tenerli in bella mostra, seppur non funzionano. Io voglio motocicli vivi, da poter ancora usare, mentre per quelli morti è meglio che vada a vederli altrove.

Concludo con una frase che Jerome David Salinger fa dire al protagonista del suo “Il giovane Holden” (un libro del 1951, ormai catalogato come un capolavoro immortale), e che ogni autore di racconti si augura che gli succeda: Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira.

Mi sono state richieste un paio di prefazioni…

e c’è chi mi descrive nei suoi libri

 

Ancor prima d’iniziare lasciatemi ricordare un anniversario a me molto caro. Apro un ennesimo Blog in una giornata particolare: oggi è il 21 agosto, e come non ricordare la stessa data ma riportata indietro di ben 47 anni… a quella lontana domenica piovosa del 1977, quando con la Gigia partii verso l’India e il Nepal. Fu un viaggio in Vespa durato undici mesi (non preventivati), e appartiene a un’epoca oggi impensabile. Tornando al Blog, non è la prima volta che ne apra uno ad agosto ed era già capitato proprio con il mio primo della serie: Viaggi, libri e curiosità”, aperto venerdì 13 agosto del 2010 (https://giorgiocaeran.blogspot.com/).

Dopo questo amarcord, che mi sono ritagliato, entro nel tema di questo capitolo. C’è chi mi ha fatto un po’ di pubblicità sui loro libri, come Fabio Bianchi: a pagina 79 di “Letteratura Motociclistica Giovanile” (maggio 2022 – 254 pagine – Youcanprint) è gratificante leggere otto righe che mi coinvolgono. Lì ci sono anche le citazioni con i titoli di cinque miei libri pubblicati. Lo ringrazio per la considerazione. Fabio, tra l’altro, mi ha acquistato tre copie dell’ultimo mio libro e, per di più, tramite l’editore Francesco Urso ha comprato pure quello sul Cammino di Santiago che mi è stato pubblicato nel marzo del 2021.

Oltre a Bianchi segnalo che nel maggio 2023 Edi Fadelli ha pubblicato “L’asfalto sotto le ruote lungo le strade d’Europa – Viaggi e avventure dal Friuli in Vespa” (288 pagine – Amazon) e, per l’occasione, lui mi ha proposto di stilare la prefazione del suo libro (che gli auguro sia il 1° della serie…); beh un po’ mi ha sorpreso ma, nel contempo, mi ha fatto piacere la sua piena fiducia verso di me. Tra le sue pagine c’è un ampio spazio a me dedicato, in cui spiccano bellissime parole nei miei confronti, con un intero capitolo solo per me: da pagina 267 a 271. Grazie, EdiPer di più lui ha comprato due copie della mia seconda edizione, nonostante che ne abbia già comprato uno della prima edizione.

Riguardo alla prefazione è la seconda volta che ho l’opportunità di scriverla: la prima occasione fu per Flaviano Oliviero, nel dicembre del 2014, che me la chiese – tramite Enrico La Manna – per il suo libro Viaggio irpino in Vespa”. In entrambi i casi mi sono fatto contagiare con un certo fervore (cosa che mi capita solo quando c’è qualcosa che mi piace). Con Flaviano, forse perché si era trattato della mia prima volta, mi feci trasportare al punto tale che coinvolsi mia moglie – grafica editoriale – a fare un’impaginazione grafica del tutto autonoma, senza avere nulla a che vedere con quella cartacea del libro, valida stavolta solo per il Web. Poi, tramite l’amico Enrico La Manna, l’impaginazione è stata messa per intero in un Blog, nato per l’occasione e intitolato ‘Le strade dell’Irpinia in Vespa’, che chiunque può vedere cercandolo su Google.

Noi tre (Flaviano, Edi ed io) siamo dentro una storia, che ci appartiene e ci unisce nonostante le differenze d’età… anche se loro due non si sono mai incontrati. Le due prefazioni qui dette mi fanno pensare all’amico Sergio Stocchi (nato il 2 gennaio 1926 e morto il 9 aprile 2007) e al fatto che fra Sergio ed io si era instaurata una buona amicizia seppure lui avesse quasi ventisei anni e mezzo più di me. Ah, un particolare: come fece con me Stocchi scrivendo la prefazione del mio secondo libro (“Giramondo libero - In viaggio con la Vespa o con lo zaino” – Giorgio Nada Editore)… come una ruota, a parti invertite, è capitata la stessa cosa tra Flaviano, Edi ed io.

Non posso tacere di un’altra bella cosa: nel settembre 2023 Erga Edizioni ha pubblicato “La prima Vespa non si scorda mai”, di Paola Scarsi, realizzato in collaborazione con la Fondazione Piaggio. È un libro divertente che raccoglie sessantanove testimonianze di vita vissuta con la Vespa. Ha 208 pagine e tre delle quali sono tutte per me, dalla 45ª alla 47ª.

Poi sono citato anche in alcuni altri libri, che però non prendo qui in considerazione giacché si tratta di essere inserito solo come in un freddo e piatto elenco telefonico… e non è la stessa cosa. Tuttavia vale la pena accennare almeno a una pubblicazione tedesca, risalente a più di tre decenni fa: nel libro “Motorrad – Abenteuer Touren – Reisende Reifen erobern die Welt” di Bernd Tesch (Motorrad Weilt Reisen – 1992 – 434 pagine) si parla di più di cento persone che hanno fatto viaggi in moto, tra questi in quell’epoca eravamo inseriti due soli italiani: Roberto Patrignani e il sottoscritto (mi sono state riservate le  pagine 57 e 58). Nelle edizioni successive c’è spazio anche per altri connazionali, ma nel 1992 non era così.

Infine segnalo un’idea strampalata, che presumo non germoglierà, tuttavia l’accenno perché vi è un po’ di umorismo. C’è un amico su Facebook che mi ha detto di voler scrivere un qualcosa su di me, che oscilli tra biografia e narrazione. Non ci conosciamo di persona ma solo virtualmente, e da quel che ne so lui è un tipo che vive di emozioni altalenanti partendo alla grande per poi arenarsi… senza quindi arrivare alla meta prefissata. Mi dice che ha già raccolto parecchio materiale su di me, prendendolo dai miei Blog, dagli album del mio diario su Facebook, dalle interviste che mi sono state fatte e da un paio di miei libri che ha comprato: caspita! È su queste basi che dovrei appoggiarmi, ma non sono propenso a dare credito a questa proposta del tutto inusuale. E siccome ci credo poco alla riuscita di questo lavoro editoriale, penso che sia meglio non aggiungere altro, neppure il nome di questo personaggio bizzarro (ma che mi è pure simpatico). La domanda vera è: a chi mai potrà interessare una pubblicazione su di me, visto che faccio fatica con i miei libri?

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