“Prima c’era la Gigia, ora c’è Penny - Mezzo secolo di viaggi d’ogni tipo... e anche altri racconti”; Giorgio Càeran – ‘Youcanprint’ – aprile 2025 – 576 pagine – formato cm 17 x 24 con le alette larghe 9 cm. È il mio 7° e ultimo libro (“ultimo” nel vero senso della parola, perché poi non ne farò altri), ed è il mio migliore in assoluto. Insomma, è quello cui ci tengo di più e che addirittura sceglierei come mio unico, a discapito di tutti gli altri che ho pubblicato. Per dare la giusta idea, lo considero come se avessi fatto solo questo libro e nessun altro. &&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&& &&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&

mercoledì 21 agosto 2024

E ora una riflessione

Si è giovani finché si è capaci d’imparare, dice un vecchio detto che io ho preso alla lettera perché amo imparare… tuttora. Non penso di dire una cacchiata quando sostengo che oggi io scriva meglio (e non di poco) rispetto ad anni fa. Sono dell’idea che la mente vada sempre tenuta in allenamento, ed è un grosso errore smettere di farlo dopo il percorso scolastico perché altrimenti si rischia che poi affiori qualche nuova lacuna che magari prima era sconosciuta. La mente è come il corpo umano: entrambe le cose se non sono stimolate s’impigriscono e perdono di efficienza. Mi sorge un dubbio, riflettendo su un pensiero di Bertrand Russell quando dice che una delle caratteristiche sgradevoli del nostro tempo è che chi si sente sicuro di sé è stupido, e chi ha immaginazione e comprensione è pieno di dubbi e indecisione.

Sono sempre troppo in anticipo o troppo in ritardo; il risultato non cambia. Ma mi si permetta di dire che vado avanti per la mia strada, con ostinazione e con fierezza. Non seguo le mode, nemmeno nella scrittura o nello star dietro al mondo vespistico; non ho mai avuto né vestiti firmati né macchine nuove, so vivere senza grosse pretese e mi annoia ripetere le stesse cose all’infinito. Non mi sono mai tinto i capelli o fatto ricorso alla chirurgia estetica, invecchio tra i miei sorrisi e le mie tristezze. Vivo della mia storia. Leggo, scrivo, rifletto e imparo (quando ci riesco). Sto tra le mie àncore, poche. E a volte mi sembra tutto; sul lungomare, sul lungofiume, o su sentieri di montagna e di campagna.

Forse, con il senno del poi, certe mie scelte esistenziali avrebbero potuto essere diverse, ma l’importante è riconoscersi nel proprio vissuto. E non smettere mai di cercare perché nella vita bisogna cercare qualcosa, l’importante è non trovarla (non ricordo chi l’abbia detto, ma condivido in toto). A volte la vita ha delle similitudini con il viaggio e, su questo punto di congiunzione, ritengo che alla fin fine la strada è ciò che più conta e non occorre preoccuparsi di dove si stia andando: non è neppure determinante arrivare alla meta prefissata. Stando sulla stessa lunghezza d’onda di Robert Maynard Pirsig, anch’io penso che raggiungere certi traguardi soltanto per dimostrare la propria bravura è una vittoria misera che porta poi a essere condannati nell’aderire per sempre a una falsa immagine di sé stessi, ossessionati dal timore che qualcuno lo scopra. Nel fare certi viaggi rocamboleschi non si deve dimostrare niente a nessuno, ma vanno affrontati innanzi tutto per appagare (e placare) le proprie esigenze interiori. È con questo spirito che mi sono mosso sulle vie del mondo: per dirla alla Nanni Moretti, ho girato, visto gente, conosciuto e fatto cose. Anche cose che mi auguro dureranno nel tempo, oltre lo spazio dei miei anni. Eppure, non mi va di vivere di ricordi perché a me interessa il presente, più del passato che ben conosco. Passo, almeno in parte, il testimone. Un giorno dovremo per forza lasciare ciò che ci è stato dato, ciò che abbiamo trovato e ciò che abbiamo creato, ma dobbiamo dapprima lasciarlo andare. Sono disinteressato all’attaccamento delle cose, al senso del possesso: sono fatto così e non mi pongo il quesito se ciò sia un bene o un male perché non m’importa. Come non m’importa collezionare scooter antichi (e ingombranti) solo per tenerli in bella mostra, seppur non funzionano. Io voglio motocicli vivi, da poter ancora usare, mentre per quelli morti è meglio che vada a vederli altrove.

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